Ferrara, Palazzo di Ludovico il Moro, restauro dei dipinti murali
Date
24 giugno 2016
SCHEDA LAVORO
AUTORE:
Benvenuto Tisi detto il Garofano
DATAZIONE:
secolo XVI
UBICAZIONE:
Ferrara, Palazzo di Ludovico il Moro, Sala del Tesoro, Sala con le storie di Giuseppe, Sala dei Profeti e delle Sibille , Cappella.
COMMITTENTE:
Soprintendenza Archeologica di Bologna, Arch. Carla di Francesco (2000/2001), Dott.ssa Cetti Muscolino (2006), Arch. Andrea Alberti (2006)
PERIODO DELL’INTERVENTO:
2000/2001 – 2006
IL PROBLEMA
La complessa storia conservativa del Palazzo ha lasciato tracce evidenti nel contesto pittorico che decora i Saloni, contesto che, nonostante le avversità subite, conserva tratti sostanzialmente integri.
Per la Sala del Tesoro, i danni riscontrati trovano ragione nei grossi problemi dovuti al dissesto statico della volta e nei tentativi, messi in pratica dalla metà del XIX sec., per risanare e tamponare questa “…grave depressione…”: puntellature con assi e travi a diretto contatto della pellicola pittorica, colature in gesso e cemento, etc.
Non meno problematica era la situazione dei dipinti delle altre Sale dove, nel corso dell’ultimo conflitto, la caduta di un bomba sul muro di divisione della Sala con le Storie di Giuseppe e quella con le Sibille ed i Profeti, ha procurato il crollo di un’ampia porzione delle due volte. Restaurati nel dopo guerra, i soffitti presentavano una riproposizione grafica della partizione architettonica.
IL METODO
Oltre le operazioni di restauro conservative, ristabilimento della adesione e coesione della pellicola pittorica e degli starti preparatori, i dipinti di questi ambienti hanno imposto delle scelte metodologiche “difficili” da adottare soprattutto in merito alla grande presenza di stuccature in gesso e cemento ed il loro trattamento.
Nel complesso la reintegrazione pittorica, fin dall’inizio del cantiere è apparso come il nodo problematico da sciogliere.
La scelta operata, concordemente con la Direzione Lavori, è stata quella di riallacciarsi, fin dove possibile, all’intervento del Casanova degli anni trenta: reintegrare in modo analogico tutto quello che poteva essere ricostruito, in base alle tracce non rimosse e alle parti di pittura riproducibile esistenti.
Tale scelta inoltre era anche in linea con quella stabilita e applicata nel corso del nostro intervento nelle altre sale del Palazzo dove non sono state rimosse nessuna delle pur ampie ridipinture presenti sia sulla volta che sulle lunette.